Indice
L’umanità del “cuntu” pag. V
Museo d’ombre pag.1
La Merica a Cummatini – Tanu e Turiddru – Zi Giuvanni, il cerusico - Il duca
garibaldino - Testa di Panzittinu - La follia felice - La maschiata - Due
santi napoletani - U re Magnu – Il ritorno dell’assente- Giovanni Antonio
Colonna: fra Ioppolo e Roma / L’attentato a Mussolini.
Cronachette elettorali pag.
65
Viva Torquato Tasso - Il primo dei non eletti – Il
triplo lavoro.
L’amore prima del viagra pag.
107
Casto amore,
a limone e che bello - La fotografia - Unione civile- L’amore al tempo del
viagra.
Della morte e d’altre facezie pag. 131
Una morte libertina - Morto che allunga - Dietro le
quinte della camera ardente – Un monologo nella cripta - L’incompiuta - Morto
che saluta- Un vestito per la morte.
Pianeta onirico pag.
183
Luna piena e maculata- Il risveglio del telamone-
Peppi Nifu è tornato- Un uomo chiamato viaggio.
Il fiume anidro pag.
207
Dazio - Costolette di maiale - A finanza - Vantari la
vigna - Setti vestii e canticchia - Quattro piedi e un culo - In trincea, in
trincea… La guerra sta… tornando - Fratello mulo
L’umanità del “cuntu”
C’era
una volta il “cuntu”, il racconto orale che costituiva l’anello principale
della catena di trasmissione della memoria. Per secoli, per millenni, grazie a
questa peculiare forma di narrazione, gli uomini e le donne, anche analfabeti,
ebbero accesso alla cultura, al diritto alla memoria. Oggi, purtroppo, non è
più così.
A
differenza del racconto scritto, quello orale non è statico ma è sempre in
divenire. È come un fiume che va verso il mare e che durante la traversata
incontra gente che attinge acqua o che ne aggiunge.
Così
il “cuntu”, passando di bocca in bocca, corre il rischio di essere ritoccato,
accorciato o allungato, in compenso assume nuove forme che gli consentono di continuare
a vivere nel tempo.
Gli
esempi più autorevoli di tale travaglio sono i Libri sacri delle tre religioni
monoteiste (la Bibbia,
i Vangeli, il Corano) scritti dopo lunghi periodi (anche secoli) di
trasmissione orale. Chissà che fine avrà fatto il pensiero originario?
Sappiamo,
solo, che da quando tali Scritture sono cristallizzate sul foglio, le guerre di
religione non si sono più fermate.
Oggi,
il racconto orale non regge più il confronto con le moderne tec-niche di
narrazione e di comunicazione. Siamo passati dall'umanità del “cuntu”, che
favorisce la socialità cittadina e la comunione familiare alla vita
parcellizzata, solitaria, alienata dei contemporanei; dall’agorà al tubo
catodico, dal salone del barbiere alla realtà anonima dei condo-mini, dagli
ipermercati al consumismo sfrenato imposto dai “nuovi mercanti” che dominano il
mondo.
L’umanità
è sottoposta a un attacco insidioso, criminale e globale, che non ha precedenti
nella sua storia moderna, conseguenza di un disegno neo-imperiale che si nutre
di violenza, di morte e, come sempre, di profitti scandalosi. Contro tutto ciò
è necessario promuovere una sorta di resistenza civile, culturale e di massa, elaborare
e proporre un progetto culturale alternativo di comunicazione sociale.
Per
salvare le lingue, le memorie, individuali e collettive. Non per tornare al
passato ma per meglio organizzare il futuro. Per restare umani.
Questo
lavoro vuole essere un piccolo contributo allo sforzo più grande invocato.
Quel che io porto è un cestino di rosse cerase ossia i frutti del mio giardino
segreto che coltivo, in solitudine, da decine di anni: ricordi, fatti veri o
inventati, brandelli di memoria, prevalentemente, riferiti al mio borgo natio,
oggi morente.
Agendo
sul tenue filo della memoria, degli appunti ho fatto quel che ho potuto. Spero
soltanto che il risultato sia degno dello sforzo compiuto. (a.s.)
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