"Fra tanta povertà, l’amore
di un bambino…"
Ci ricevono il direttore e
due sue assistenti. I soliti convenevoli, presentazioni e sorrisi. Il tempo
necessario a un’infermiera per prendere il bambino e portarlo nella
stanza del direttore.
Finalmente, eccolo il nostro
Claudio. Il bambino piange a dirotto. Lacrime lucide gli scendono, a fiotti,
sulle gote paffutelle.
Appare fortemente disturbato,
come disperato per un male che lo perseguita, che non lo lascia in pace.
Jolikè lo prende in braccio,
lo accarezza, ma il pianto non cessa. Per placarlo, l’infermiera consiglia di
dargli dei biscotti.
17 aprile 1987, alla Cresc di Bucarest
Il primo lo divora in un
attimo. Poi un altro, un altro ancora. Mangia, anzi inghiotte, in
continuazione i buoni biscotti all’uovo che abbiamo portato dall’Italia. E
mentre mangia non piange.
Finito il biscotto riprende a
piangere. È fame o qualcos’altro?
Nonostante la sofferenza, ci
fa una buona impressione. Il “ragazzo” si presenta bene: paffutello (o
gonfiato?), occhi grandi castani, capelluto. Però, a due anni non si regge in
piedi.
Ci mostriamo preoccupati per
il pianto troppo frequente e disperato. Il direttore (che in questo frattempo
mi aveva mostrato alcuni suoi trattati di pediatria) ci rassicura: il bambino
é sano e le sue condizioni generali sono buone.
Forse, il pianto é dovuto al
disagio per la crescita dei dentini.
Prendo diverse foto con
Claudio. Mi colpisce questa sua voglia di mangiare che soddisfa due sue
necessità: la fame e il mal di denti.
Il bimbo si appropria subito
dei giocattoli che gli abbiamo portato. Con tutta la forza che ha in corpo tira
la cordicella dell’elefantino cinese (tipo carillon), scruta la palla come se
fosse la sfera di un veggente, esamina attentamente il pulcino e l’ochetta di
cioccolata. Sembra indeciso se giocarci o mangiarseli.
Jolikè consegna alle
infermiere due borsoni di vestitini, scarpette, alimenti e vitamine per il
bimbo.
Il direttore vuole che si
rediga, in nostra presenza, un verbale di consegna che sottoscriviamo con
l’infermiera capo.
“Secondo il regolamento”,
proclama. Quasi a sottolineare la serietà della ditta.
In mezzo a tali ipocriti
fervori burocratici, il povero Claudio continua a divorare biscotti.
Jolikè continua a carezzarlo,
a fargli moine, a dargli bacetti. Ma niente: solo i biscotti riescono a
placarlo.
E io a … prendere foto. Altro
non posso fare, visto che il resto della comitiva parlano fra loro in rumeno.
Mi sento estraneo dentro quel mondo spoglio d’affetti e povero di cibo, di
giocattoli e di medicine e di… libertà. E dire che quel mondo poteva essere lo
specchio del nostro futuro, anche prossimo.
In realtà, quel mondo sta
girando intorno a un bimbo piangente…
Siamo all’interno di una
Cresc, un’istituzione importante in Romania dove vengono raccolti i piccoli
ospiti, molti dei quali saranno selezionati ed educati per diventare membri
della potente e spietata “securitate”. Giovani senza famiglia che avranno per
“padre” Nicolau Ceausescu, il “conducator”, il “genio dei Carpazi” e per
“madre” Elena, la first lady. La coppia terribile che si è impossessata del
potere assoluto e pretende dai suoi cittadini “sudditi” obbedienza debita e
adulazione smisurata.
Osservo quella piccola folla
di bambini infreddoliti, malvestiti e mi sento in colpa, senza averne
personalmente. Mi pesa la colpa di questo “socialismo” burocratico, statalista,
autoritario che tratta gli innocenti a questo modo. Se fosse stato possibile
avrei voluto portarli tutti con me, a Ioppolo Giancaxio, da dove siamo venuti,
come due compagni peregrini, a cercare, fra tanta povertà, l’amore di un
bambino..."
N.B: 4° libro della serie " I Gufetti" il cui testo in PDF sarà pubblicato. gratuitamente, sul sito:
https://libriagostinospataro.blogspot.com/2019/11/i-miei-gufetti.html